Proprio nell’antica Atene
prende vita quella forma di governo denominata “Democrazia”, composta dalle parole demos (popolo) e Kratos
(potere,) portata avanti, trasformata e plasmata nei secoli fino ai
giorni nostri in una Democrazia moderna che solo nella parola ed etimologia di
essa rispetta la sua origine e di cui le
classi dirigenti di oggi se ne servono come loro scudo quando devono proteggere
i loro interessi o giustificare le loro malefatte.
Solone (594
A.C.), uno dei primissimi legislatori, dotò di leggi eque e giuste non solo
l’aristocrazia ateniese ma anche gli strati più deboli e poveri della
popolazione, liberando i cittadini delle campagne dal peso del debito che li
schiacciava e li soffocava, attraverso l’attuazione della “ Seisachtheia”,
lo scuotimento dei pesi.
Era una Atene, quella, ancora
rurale che conobbe nel giro di pochi anni una rivoluzione culturale, sotto Pisistrato,
con la messa su carta dei poemi omerici dell’ Iliade e dell’Odissea, e, in seguito, una rivoluzione politica e sociale con Clistene, colui il quale apparteneva
agli alcmeonidi e che attuò un rimescolamento vero e proprio della città, unificandola,
attraverso il primo processo di integrazione nel mondo cosiddetto occidentale, il
primo ed anche l’unico etnicamente possibile perché compatibile per il diritto di
sangue, unico elemento caratteristico di
una comunità nazionale.
Clistene ebbe, infatti, il
merito di dividere la città in tre fasce:
Costa,Mesogaia (cioè
la pianura) e la Montagna e da queste
tre fasce ne ricavò 10 distretti che soppiantarono le quattro tribù gentilizie
allora presenti e composte da tutti i cittadini provenienti dalla costa, dalla
pianura e dalla montagna e, con l’operazione poi di associare il popolo alla
sua Eteria, attuò un vero e proprio rimescolamento della città ed una
integrazione vera ed efficace che durò negli anni successivi.
La completa rivoluzione
politica si ebbe nel 461 A.C. sotto Efialte, un lungimirante uomo
politico che come primo atto privò di tutti i poteri l’Areopago, ossia il
consesso civico di tutti gli ex arconti, e trasferì tali poteri ad un Tribunale
speciale, denominato l’Eliea.
Subito dopo gettò le basi per
le future strutture politiche ed elettive che, nell’antica Atene, avvenivano
attraverso il sorteggio, furono cosi istituite l’Ecclesia e la Boulè, quest’ultima
preparava gli ordini del giorno della prima.
Efialte, obbedendo alla regola
naturale di appartenenza ad una comunità nazionale che nell’antica Roma si
chiama Ius Sanguinis, stabilì che potevano essere sorteggiati alla
carica politica nell’Ecclesia e nella Boulè i soli cittadini maschi e solo ateniesi,
niente donne e, soprattutto, niente stranieri o meglio meteci, come venivano
denominati.
Era una Democrazia vera e
propria che attuava una forma di razzismo autentico nel senso più semantico del
termine e sapeva proteggere i propri confini e, per garantire il rispetto del
potere del popolo, fu istituito anche l’ostracismo, uno strumento potente e
giusto in mano alla democrazia.
Il politico ostracizzato, il cui nome veniva scritto
in questi ostraca, ovvero cocci di vaso o conchiglie, doveva abbandonare
sia la carica sia la città per un periodo di dieci anni ed i suoi beni venivano
tutti confiscati e consegnati al suo ritorno.
L’ostracismo infatti era solo
un provvedimento di carattere politico e non penale, che puniva il responsabile
per errori gravi nella condotta politica oppure di corruzione o negligenza.
Un altro provvedimento della
Democrazia originale della madrepatria era la mistoforia voluta da
Pericle, un gettone di presenza per retribuire coloro i quali partecipavano
alla vita politica della città, questo per garantire che le cariche venissero
ricoperte da tutti, anche da coloro i quali vivevano del proprio lavoro e che,
quindi, abbandonandolo una volta sorteggiati, avrebbero avuto garantito lo
stesso una retribuzione per il proprio ruolo svolto per lo Stato.
Questa breve storia raccontata
in sintesi ci fa capire come la Democrazia vera e propria, l’autentico potere
del popolo che nell’antica Atene veniva rispettato, nel corso dei secoli sia
stata violentata e trasformata e, nel secondo dopoguerra, addirittura
mercificata e svuotata di ogni regola democratica.
Immaginate oggi se si potesse
punire con l’ostracismo un politico corrotto o che sbaglia, oppure riportare
l’emolumento dei parlamentari alla forma originale di Mistoforia, quanti di
quei politici che vediamo discettare in giacca e cravatta nei salotti televisivi,
avrebbe più voglia di parlare di Democrazia?
Oppure attuare un altro
principio basilare della regola democratica originale: il diritto di sangue e
non accettare, di conseguenza nella nostra comunità e nel nostro Stato e suolo,
un qualsiasi membro appartenente ad un’altra stirpe etnica, gente come la
Boldrini avrebbe ancora forza di appellarsi alla Democrazia?
Crediamo proprio di no, tanto
per loro il popolo è sovrano solo quando viene chiamato al voto e quindi ogni
regola democratica poi deve essere omessa, perché vale il principio di
rappresentanza attraverso l’imbroglio e la truffa del voto democratico,
quello che il 4 marzo si ripeterà come avviene da anni ormai.
Igor
Colombo
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